Sport e psicologia. Come migliorare le performance nelle sfide quotidiane

Non è necessario essere un atleta olimpico per trarre beneficio dai principi della psicologia applicata allo sport. Come insegna Michael bar-Eli nel suo libro intitolato "Boost!" sia le squadre di basket, sia i team di lavoro possono avvalersi delle tecniche psicologiche per migliorare le proprie performance.

Nell'inverno del 1971 Micheal bar-Eli era militare nell'esercito israeliano e doveva far fronte ad un durissimo allenamento quotidiano che comprendeva anche una corsa di 3000 metri in meno di 12 minuti. Poiché egli era sempre tra gli ultimi l'ufficiale in comando minacciò di punirlo con turni di guardia notturna extra se non avesse migliorato la sua performance.

L'autore, quindi, si impose l'obiettivo di tenere il passo dei suoi commilitoni che correvano in testa e in breve tempo riuscì nell'impresa di correre i 3000 metri sotto i 12 minuti. In questo caso l'obiettivo da raggiungere era molto chiaro. Se l'autore si fosse semplicemente imposto di fare del suo meglio non sarebbe stato altrettanto concentrato e motivato in quanto non avrebbe avuto nulla con cui misurare i suoi progressi. Questo ci insegna che imporsi degli obiettivi specifici e a breve termine rappresenta una strategia molto efficace.

Il più grande nuotatore olimpico della storia degli Stati Uniti fu John Naber. Il suo obiettivo a lungo termine era quello di ridurre di 4 secondi il suo tempo migliore nei 4 anni che precedevano le successive olimpiadi. Se ce l'avesse fatta avrebbe avuto l'opportunità di vincere l'oro. Per raggiungere questo traguardo egli decise di imporsi specifici obiettivi a breve termine riducendo di una frazione di secondo i tempi di ogni suo allenamento. Egli sapeva che così facendo avrebbe raggiunto l'obiettivo dei 4 secondi entro 4 anni di allenamento. La strategia di John Naber funzionò ed egli non solo vinse la medaglia d'oro ma riuscì anche a stabilire un record mondiale.

Le aspettative di una persona possono influenzare molto il risultato delle sue performance, siano esse sportive o lavorative ed il modo migliore di intervenire sulle aspettative di una persona è di aumentare la fiducia che essa ha in sé stessa. Si può fare ciò osservando le esperienze altrui e vivendole in prima persona. Ad esempio osservare qualcuno che riesce in un'impresa ardua può essere uno stimolo molto potente per capire che anche noi possiamo essere altrettanto grandi nel fare qualcosa.

L'innovazione è un processo che include esperimenti non ortodossi e idee inusuali. Nel 1968 la storia dello sport è stata caratterizzata da una grandissima innovazione. Ai Giochi Olimpici del Messico Richard Douglas Fosbury fece qualcosa di apparentemente stupido. Egli superò la tecnica tradizionale di salto in alto che prevedeva che gli atleti saltassero con il ventre in avanti e saltò l'asticella girando il corpo all'indietro con uno stacco di potenza ben coordinato e cadendo sul materasso di schiena poggiando sui muscoli dorsali. Nonostante lo scetticismo generale Fosbury vinse la medaglia d'oro e la sua nuova tecnica passò alla storia divenendo universalmente nota come "Salto Fosbury".

Anche la coesione è un ingrediente fondamentale di una squadra vincente. Ci sono due tipi di coesione: una coesione sociale che prevede relazioni sane e legami sociali all'interno del gruppo e una coesione basata su una condivisione degli obiettivi da raggiungere. Quando una squadra ha un alto livello di coesione ogni elemento al suo interno sarà maggiormente disposto a sacrificare i propri interessi a vantaggio degli obiettivi condivisi. Questo tipo di coesione non richiede necessariamente la coesione sociale e, anche senza quest'ultima, può senz'altro portare benefici molto importanti. Un esempio di ciò, è stata la squadra di calcio Bayern Monaco che vinse tre campionati europei di seguito dal 1974 al 1976.

Come sosteneva l'allenatore Rainer Zobel i giocatori di questa squadra non erano amici nella vita di tutti i giorni ma quando erano sul campo essi erano tutti perfettamente uniti da ciò che volevano ottenere. Per questo motivo un buon leader deve incrementare le possibilità di vincita della propria squadra unendo i membri della squadra stessa con obiettivi comuni e facilitando legami personali e di amicizia.

Le squadre di successo hanno una struttura gerarchica ben definita. Se all'interno di una squadra i diversi ruoli dei giocatori non sono chiaramente definiti le persone non sapranno fin dove potranno spingersi all'interno della gerarchia e da ciò nascerà confusione e distrazione che faranno a loro volto emergere diversi leader causando conflitti intestini. E' quindi importante che ci sia una struttura chiara in modo che tutti sappiano che chi è il capo. Ogni squadra ha bisogno di un leader forte, qualcuno che sappia guidare le persone in tempi difficili e che sappia ispirarle a fare del loro meglio.

Un buon leader deve essere umile, flessibile e capace di adattarsi ai diversi scenari che potranno presentarsi. Leadership significa anche saper insegnare ai propri compagni di squadra come incrementare il livello delle proprie performance. Una delle tecniche migliori per fare ciò è il rinforzo positivo basato sulla capacità di ricompensare gli sforzi e i buoni risultati ottenuti evitando sempre le punizioni quando la performance è scarsa.

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